..e nulla fu più come prima,
Non si vedeva l’ora che finisse e poi d’improvviso finì.
Tutto tacque, le notizie, gli allarmismi, le statistiche, tutto tacque
E ci ritrovammo insieme, ma soli.
Soli, a passeggio, finalmente. Ma con le nostre paure.
Paura di abbracciarci, paura di baciarci, paura di essere vicini.
Sembravamo appena nati, impacciati nelle relazioni, irrigiditi nel contatto, increduli per quanto stava accadendo.
L’euforia dell’essere nuovamente liberi, la frenesia di coccolarci, l’impeto irrequieto di fare, acquistare, vivere, tanto si vive una volta sola, ora me lo merito.
E tutte le previsioni economiche negative furono ampiamente non rispettate,
Assistemmo ad uno dei più grandi periodi floridi a memoria d’uomo, i quartieri ritrovarono il loro ecosistema naturale, fatto di cose antiche, dei sapori di una volta, del lattaio, del panettiere, del verduriere, del macellaio, del chiamarsi per nome, del salutarsi per strada, dei rapporti umani.
Tutto era cambiato, il modo di vivere, il modo di lavorare, il modo di pensare.
Anziani irrequieti esperti di spesa on line, giovani che ambivano ad aprire il loro negozietto, con consegna a domicilio si intende, prenotabile comodamente dallo smartphone, senza dimenticarsi però, quotidianamente, di aspettare i loro amici, i clienti, in negozio per quattro chiacchiere.
E gli Italiani, fantastici, finalmente avevano capito quanto erano grandi! inventori, matematici, creativi, pittori, scultori, fisici, cuochi ( si cuochi non chef), enologi, pasticceri, cioccolatieri, architetti, professionisti, ed in cotanto dramma passato avevano capito, ed erano diventati i primi sostenitori, ammiratori, ambasciatori e consumatori dei prodotti italiani, dando un’incredibile linfa vitale al proprio paese, con orgoglio e sicurezza.
Tutto era florido. Apparentemente.
Perché non tornò più.
Non tornò più, però, la voglia di abbracciarsi senza timori, non tornò più il salutarsi con i baci, non tornò più lo stringersi le mani, o meglio, non tornò come prima.
Lasciava sempre un sorta di subdolo dubbio, una vocina interiore che non si placava mai.
A differenza di quello che si era previsto, un’ecatombe economica, ci fu un ecatombe emozionale. Eh si, il danno collaterale meno palesato. Il danno che nessuno avrebbe previsto. Il danno fu emozionale.
Ora si, si rispettavano le code, le distanze, si rispettava tutto ma non si rispettava se stessi, le proprie pulsioni, l’essere Italiano, l’essere abituato al contatto.
L’insegnamento principe era stato dato.
E il pensiero tornava al passato. Ora si che i vecchi sani abbracci avevano un’altro valore, ora si che i baci assumevano importanza drasticamente diversa, ora si che una bella stretta di mano regalava sensazioni uniche, ora si che lo stare insieme sereni e senza timori ci appariva così unico e così irripetibile. Ora si, ora che ci fanno paura.
Ora…
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